Il problema dei precursori dei terremoti, è sicuramente di estremo interesse, per chi opera nell’ambito della protezione civile.
Il fatto che l’evento sismico, inteso come il terremoto che ci colpisce, sia in realtà la fase finale (e magari neanche ultima) di un lungo processo di accumulo di energia, accompagnato da tantissimi fenomeni ( come emissioni di gas radon, variazione di campo elettrico al suolo ecc.), accende non poche speranze di ricercare proprio in questi fenomeni precursori la possibilità di ‘prevedere’ il sisma.
Ma la natura di tale fenomeno è catastrofica ( in senso matematico, cioè non lineare e non descrivibile con formule matematiche classiche) e questo ne determina l’imprevedibilità nel suo verificarsi nel tempo.
Tutti gli studi fatti sulla correlazione fra alcuni fenomeni, quali la variabilità ionosferica, quella del campo atmosferico, gli effetti sulle trasmissioni radio ed il verificarsi del fenomeno sismico, hanno una stessa caratteristica :
sono sempre correlati ‘a posteriori’, cioè dimostrano, grafici e misure alla mano che prima di un terremoto si potevano notare speciali variabilità, arrivando a determinarne anche precise collocazione spaziali e temporali.
Il problema è che, tutte queste ricerche si riferiscono a casi singoli ( i così detti ‘casi di studio‘) e non viene mai studiata la variabilità ‘normale’, per quel periodo, di quel tale parametro.
Per fare un esempio relativo allo studio della ionosfera, vengono correlate ai terremoti variazioni della densità di elettroni a certe quote ( come al loro massimo) ; è vero che si sono presentate con le modalità descritte, però sono riscontrabili, con grandissima frequenza, anche quando poi il terremoto non c’è stato assolutamente, anche in regioni, come la Sardegna, notoriamente poco sismiche.
La correlazione di fenomeni diversi, che non hanno una precisa correlazione di causa effetto, è sempre molto pericolosa in campo scientifico.
Questo vale anche per la correlazione forzata di effetti generati da una stessa causa.
Per venire poi ai problemi di allarme, è possibile creare stati di preallarme sulla base di una variabilità che si presenta, sia prima di un terremoto, sia indipendentemente da esso.
Questo non significa che il terremoto non provochi alterazioni, osservabili in diversi ambiti e neanche che i fenomeni che lo precedono non provochino tali alterazioni.
La cosa impossibile a dire, oggi ( ma, come si sa, nella scienza non si deve dire ‘mai’), è che, se certe variazioni sono osservate, un terremoto accadrà con una probabilità calcolata (anche se piccola), entro un certo periodo di tempo ed in un certo luogo.
Naturalmente, la materia è troppo importante, quindi ha bisogno di essere studiata, con la speranza di trovare soluzioni applicabili alla salvaguardia dell’uomo.
Per questo occorre molta cautela nell’asserire di conoscere soluzioni che non esistono e che possono gettare la luce del dubbio su tutta la ricerca che viene fatta e che dovrà proseguire.
Questo è l’itinerario da percorrere. Oggi, non esiste la possibilità di prevedere terremoti utilizzando ricevitori ELF, VLF od altro.
Questo non esclude che possano essere utilizzati, specialmente se di basso costo, per la ricerca.
Non sempre la ricerca richiede molti soldi, ma sicuramente richiede una rete di conoscenze e di sperimentazione.
Nel campo della fisica della ionosfera, per esempio, i radioamatori hanno dato in passato un contributo molto importante e potrebbero, in futuro, utilizzare l’enorme potenziale di passione e di esperienza, per dedicarsi anche a progetti congiunti di ricerca, oltre che ottenere dal loro hobby un giusto appagamento.
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